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Giovedì 10 Ottobre 2024
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Situazione complessivamente rassicurante, con molte realtà stazionarie rispetto all’anno scorso e alcune che si sono evolute positivamente. Questo lo stato attuale dell’esposizione della popolazione italiana alle radiazioni ionizzanti come derivanti dalle attività nucleari e dalla presenza di radioattività nell’ambiente. Tale “fotografia” è contenuta nel capitolo 12 dell’Annuario dei dati ambientali ISPRA, presentato oggi a Roma, che riporta il contributo di ISIN in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione.
Ma ecco in sintesi alcuni dei dati dell’annuario.
Radon, ancora esigua la copertura dei controlli.
L’esposizione al radon indoor è un fenomeno di origine naturale, principalmente legato al tipo di suolo sul quale gli edifici sono costruiti ma anche ai materiali da costruzione e alle modalità di costruzione e gestione degli stessi. Il radon è un contaminante pericoloso per la salute umana ed è considerato la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo da sigaretta.
A causa della mancanza di criteri definiti a livello nazionale, le regioni/province autonome in cui tale classificazione è stata studiata hanno adottato criteri diversi giungendo a conclusioni non confrontabili tra esse.
Nonostante l’elevato numero di indagini, la copertura territoriale dei controlli è ancora piuttosto esigua se si considera il numero totale di abitazioni, scuole e luoghi di lavoro presenti sul territorio nazionale. I dati indicano come le percentuali regionali di abitazioni occupate in cui è nota la concentrazione media annuale di radon siano inferiori a 1,5%; finora, i controlli hanno raggiunto, nella maggior parte dei casi, meno dello 0,4% delle abitazioni occupate in ogni regione.
Impianti nucleari: gli scarichi radioattivi in aria e acqua irrilevanti dal punto di vista radiologico.
Proseguono le attività autorizzate di decommissioning delle centrali nucleari del Garigliano, Trino e Caorso; per la centrale di Latina sono autorizzate diverse fasi di disattivazione preliminare che attualmente risultano a diversi stati di avanzamento. In corso, inoltre, le operazioni di smantellamento negli impianti sperimentali di ri-processamento del combustibile di EUREX e ITREC, negli impianti Plutonio e OPEC 1 del Centro ENEA della Casaccia, nell’impianto Fabbricazioni Nucleari e nelle installazioni del Centro Comune di Ricerche di Ispra (VA).
In tutte le installazioni menzionate sono presenti i rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso esercizio per gran parte dei quali è in corso la fase di condizionamento.
ISIN verifica le attività di monitoraggio degli scarichi radioattivi svolte dagli esercenti, al fine di quantificare e controllare l’emissione di radioattività, in aria e in acqua, nelle normali condizioni di gestione delle installazioni nucleari: i dati, aggiornati al 2017, rivelano un’esposizione della popolazione irrilevante dal punto di vista radiologico.
Strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi e di macchine radiogene, in Lombardia e nel Lazio il numero maggiore.
Le strutture autorizzate (categoria A) all’utilizzo di sorgenti di radiazioni (materie radioattive e macchine generatrici di radiazioni ionizzanti) sono soprattutto concentrate in Lombardia (24 strutture, pari al 25%) e nel Lazio (15 strutture, 16%). In Lombardia, la metà degli impianti autorizzati in categoria A sono ciclotroni (acceleratori circolari di particelle) utilizzati per la produzione di radio farmaci per esami PET, tra i quali il F-18, installati per la maggior parte nelle province di Milano e Varese all’interno di strutture sanitarie e del CCR di Ispra. Nel Lazio, invece, circa il 70% degli impianti autorizzati sono presso l’ENEA e l’Istituto Nazionale Fisica Nucleare (INFN) e si trovano tutti nella provincia di Roma.
Compito di ISIN è di fornire, unitamente alle altre amministrazioni coinvolte, pareri tecnici al Ministero dello sviluppo economico, che procede per le autorizzazioni.
Fluoro 18, chi ne produce di più.
Il F18 è un radionuclide che trova largo impiego in ambito medico per la diagnosi, tramite PET, di diverse patologie.
La maggiore produzione si riscontra in Lombardia, Lazio, Puglia ed Emilia-Romagna. A livello provinciale, è Milano, seguita da Roma, Forlì-Cesena e Torino, a detenere la maggiore produzione.
Sono di natura medica il 90% delle sostanze radioattive trasportate nel nostro Paese.
Il rischio derivante dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti associato al trasporto delle materie radioattive si manifesta anche in condizioni normali di trasporto e, cioè, in assenza di eventi incidentali.Il 90% delle materie radioattive trasportate nel nostro Paese sono di natura medica mentre i trasporti relativi al ciclo del combustibile nucleare, legati alla disattivazione delle centrali elettronucleari, contribuiscono in maniera non significativa.
Cesio 137, valori minimi nel particolato atmosferico, nel suolo e nel latte.
La radiocontaminazione dell’atmosfera è il primo segnale della dispersione nell’ambiente di radionuclidi artificiali, cui seguirà la deposizione al suolo di materiale radioattivo e il conseguente trasferimento nella catena alimentare.
Pertanto, la presenza di radionuclidi artificiali in campioni di particolato atmosferico corrispondenti a volumi di aria noti, di deposizione umida e secca e di latte vaccino consente di monitorare lo stato della contaminazione radiometrica nell’ambiente e negli alimenti. La scelta di riportare i dati relativi al Cs-137, quale indicatore di radiocontaminazione artificiale, è dettata dalla natura di questo radionuclide di origine artificiale, tossico anche in piccole quantità e dalla vita media di 30 anni.
Il report ISPRA riporta l’andamento temporale della concentrazione di Cs-137 nel particolato atmosferico per tutte le stazioni italiane dal 1986 ad oggi: in essa si osservano i picchi di contaminazione relativi all’arrivo in Italia della “nube di Chernobyl” (aprile 1986) e quello dovuto a un incidente avvenuto nel giugno 1998 in una fonderia spagnola presso Algeciras, rilevato in modo più evidente nel Nord Italia. Permane, negli ultimi anni, una sostanziale stazionarietà dei livelli misurati.
Buona, sia al nord che al Centro, la copertura territoriale dei monitoraggi (rispettivamente con 9 e 5 punti di prelievo); accettabile al Sud, con i suoi 2 punti di prelievo, anche se con margine di miglioramento.
Tenendo conto dei dati forniti nel 2017 alla REtenazionale di SOrveglianza della RADioattività ambientale (RESORAD) relativamente a tre matrici (particolato atmosferico, deposizione al suolo e latte) si rileva che la copertura spaziale del monitoraggio è soddisfacente sul territorio nazionale, pari a circa il 90% per il latte, l’80% per il latte e il 76% per la deposizione al suolo.
Roma, 19 marzo 2019