Installazioni nucleari e centri di ricerca
Centrale di Caorso - Caorso (PC)
Esercente: Sogin S.p.A.
La centrale nucleare di Caorso, è stata la centrale nucleare italiana con la maggior potenza installata, pari a 2651 MWt (860 MWe) e iniziò il suo esercizio commerciale nel dicembre 1981, totalizzando alla data del suo arresto definitivo, una produzione elettrica complessiva di 29 miliardi di kWh.
La centrale fu fermata nel 1986 per la ricarica periodica del combustibile nucleare e non fu più riavviata in quanto il Governo, dispose la sua chiusura a seguito dei referendum abrogativi del nucleare, fermando definitivamente l’esercizio commerciale della centrale.
Le prime attività di disattivazione e relativa gestione dei rifiuti radioattivi, sono iniziate nel 2000 con il Decreto di autorizzazione del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato.
Tali attività hanno riguardato principalmente il trasferimento del combustibile esaurito per il relativo riprocessamento, all’impianto di La Hague in Francia, e la spedizione di rifiuti radioattivi per il relativo trattamento e condizionamento in Svezia. Il rientro dei rifiuti condizionati presso l’impianto è avvenuto nel 2013.
È inoltre stato effettuato lo smantellamento e demolizione dell’Edificio Off-Gas.
Nel febbraio 2014, la centrale di Caorso è stata autorizzata all’esecuzione delle operazioni di disattivazione, ai sensi dell’ex art. 55 D.Lgs. 230/95 (ora art. 98 del D.Lgs. n. 101/2020) con il Decreto Dirigenziale del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).
Le attività di maggiore rilievo correlate alla disattivazione, condotte sull’impianto hanno riguardato, lo smantellamento di sistemi e componenti dell’Edifici Turbina, la spedizione in Slovacchia di rifiuti radioattivi per il loro trattamento e condizionamento con rientro dei rifiuti condizionati in centrale nel dicembre 2023.
Si rileva inoltre la realizzazione della Waste Route, e la realizzazione del deposito temporaneo ERSBA 2 con il relativo caricamento con rifiuti di bassa attività.
La disattivazione si concluderà con il raggiungimento del “brown field”, che consiste nello smantellamento completo della centrale e lo stoccaggio di tutti i rifiuti condizionati nei depositi temporanei.
Il rilascio del sito, privo di vincoli di natura radiologica, è subordinata alla disponibilità di un sito nazionale per lo stoccaggio a lungo termine dei rifiuti radioattivi derivanti dallo smantellamento complessivo dell’impianto.
Centrale del Garigliano - Sessa Aurunca (CE)
Esercente: Sogin S.p.A.
La centrale nucleare del Garigliano, di potenza pari a 506 MWt (150 MWe), entrò in esercizio commerciale nel giugno 1964, con una produzione elettrica complessiva, fino all’arresto definitivo, di circa 12 miliardi di kWh.
La centrale fu fermata per manutenzione nel 1978, e successivamente, dopo il terremoto dell’irpinia del 1980, si rendevano necessari rilevanti interventi di adeguamento sismico.
Tuttavia, a seguito di valutazioni economiche, fu deciso di non attuare tali adeguamenti e di disporne la disattivazione definitiva nel 1982 e la messa in “custodia protettiva passiva” (CPP).
Le prime attività di disattivazione e relativa gestione dei rifiuti radioattivi, hanno riguardato principalmente l’allontanamento del combustibile esaurito, trasferito presso il Deposito Avogadro di Saluggia (VC).
Inoltre è stata eseguita la decontaminazione e chiusura del vessel e della copertura della piscina e del canale del combustibile. Inoltre è stato eseguito il drenaggio e isolamento del circuito primario e dei circuiti idraulici ed il trattamento e condizionamento dei rifiuti di processo.
Nel 2012 la centrale del Garigliano, è stata autorizzata all’esecuzione delle operazioni di disattivazione, ai sensi dell’ex art. 55 D.Lgs. 230/95 (ora art. 98 del D.Lgs. n. 101/2020) con il Decreto Dirigenziale del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).
Le attività di maggiore rilievo condotte sull’impianto e correlate alla disattivazione hanno riguardato la rimozione dell’amianto nell’edificio turbina e reattore, la bonifica delle tre trincee di stoccaggio dei rifiuti con attività molto bassa, le demolizioni della torre idrica, del camino di centrale., la realizzazione di strutture e sistemi propedeutici agli smantellamenti e trattamento rifiuti, tra cui il sistema di trattamento effluenti liquidi radioattivi (RadWaste), le realizzazioni dei depositi temporanei D1 e Ex-diesel, delle stazioni di lavoro nell’Edificio Turbina e della nuova officina calda.
La disattivazione si concluderà con il raggiungimento del “brown field”, che consiste nello smantellamento completo della centrale e lo stoccaggio di tutti i rifiuti condizionati nei depositi temporanei.
Dagli smantellamenti sono esclusi gli edifici reattore e turbina, progettati dall’ing. Riccardo Morandi in quanto dichiarati “patrimonio architettonico del nostro Paese” nel 2009.
Il rilascio del sito, privo di vincoli di natura radiologica, è subordinata alla disponibilità di un sito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dallo smantellamento dell’impianto.
Centrale "Enrico Fermi" - Trino (VC)
Esercente: Sogin S.p.A.
La centrale elettronucleare “Enrico Fermi” di Trino (VC), di potenza pari a 870 MWt (272 MWe), entrò in esercizio commerciale nel 1965 e fu fermata nel 1987, dopo aver prodotto complessivamente circa 25 miliardi di kWh.
La centrale fu fermata nel 1990 e non fu più riavviata in quanto il Governo, dispose la sua chiusura a seguito dei referendum abrogativi del nucleare, fermando definitivamente l’esercizio commerciale della centrale.
Le prime attività di disattivazione e relativa gestione dei rifiuti radioattivi, hanno riguardato principalmente la spedizione di elementi di combustibile irraggiato presso l’impianto di riprocessamento di Sellafield nel Regno Unito, la decontaminazione dei generatori di vapore, lo smantellamento del circuito secondario delle turbine e dell’alternatore, le modifiche di impianto per l’affrancamento idrico dal fiume Po.
Nel 2012 la centrale di Trino, è stata autorizzata all’esecuzione delle operazioni di disattivazione, ai sensi dell’ex art. 55 D.Lgs. 230/95 (ora art. 98 del D.Lgs. n. 101/2020) con il Decreto Dirigenziale del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).
Nel 2015 sono state completate le operazioni di trasferimento del combustibile esaurito all’impianto di riprocessamento di La Hague in Francia.
Altre attività condotte sull’impianto e correlate alla disattivazione hanno riguardato, la rimozione dei componenti esenti da radioattività, il trattamento dei rifiuti ad attività bassa e molto bassa, la rimozione dei componenti attivati dalla piscina purificatori e lo svuotamento della piscina stessa, la bonifica dell’anulus e gli adeguamenti dei sistemi presenti nella cavità reattore necessari per le successive attività di apertura del vessel, la realizzazione di strutture e sistemi propedeutici agli smantellamenti e trattamento rifiuti, tra cui la realizzazione della stazione di stoccaggio provvisorio di rifiuti radioattivi “Test Tank” e la realizzazione del radwaste alternativo.
La disattivazione si concluderà con il raggiungimento del “brown field”, che consiste nello smantellamento completo della centrale e lo stoccaggio di tutti i rifiuti condizionati nei depositi temporanei.
Il rilascio del sito, privo di vincoli di natura radiologica, è subordinata alla disponibilità di un sito nazionale per lo stoccaggio a lungo termine dei rifiuti radioattivi derivanti dallo smantellamento complessivo dell’impianto.
Centrale di Latina - Borgo Sabotino (LT)
Esercente: Sogin S.p.A.
La centrale nucleare di Latina, della potenza di 210 MWe (705 MWt), iniziò il suo esercizio commerciale nel gennaio del 1964, con una produzione elettrica complessiva alla data del suo arresto definitivo pari a 26 miliardi di kWh. L’esercizio della centrale cessò in via definitiva nel 1987.
Fino al 2004 tra le attività più significative svolte nella Centrale si evidenziano il trasferimento del combustibile nucleare esaurito presso l’impianto di Sellafield (Regno Unito), per il relativo riprocessamento, lo smantellamento delle macchine di carico e scarico del combustibile e dei sistemi ausiliari del circuito primario, la rimozione di materiali coibenti e di parti del circuito primario (condotte di ingresso e by-pass) e la supercompattazione di circa 1500 fusti da 220 l contenenti rifiuti radioattivi tecnologici a bassa attività.
Nel maggio 2020, il MISE ha emanato ai sensi dell’art. 55 del D.lgs. 230/1995 (ora art. 98 del D.lgs. 101/2020) il Decreto che autorizza la Sogin S.p.A. alla esecuzione delle operazioni di una prima fase della disattivazione finalizzata alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi pregressi o prodotti dallo smantellamento nonché la riduzione nella dimensione esterna dell’edificio reattore.
Sino all’emissione del Decreto di disattivazione la centrale di Latina è stata gestita dalla Sogin S.p.A. sulla base della Licenza di Esercizio rilasciata dal MICA nel 1991.
La seconda fase della disattivazione, che si concluderà con il rilascio del sito privo di vincoli di natura radiologica, è subordinata alla disponibilità di un sito di stoccaggio nazionale per lo stoccaggio a lungo termine dei rifiuti radioattivi derivati dallo smantellamento complessivo dell’impianto, tra cui la grafite radioattiva attualmente confinata all’interno del nocciolo del reattore. Per questa seconda fase dovrà essere presentata una nuova istanza di autorizzazione.
Impianto EUREX - Saluggia (VC)
Esercente: Sogin S.p.A.
L’impianto EUREX (Enriched URanium EXtraction) di Saluggia (VC) ha operato tra il 1970 ed il 1983 nel ritrattamento di combustibili irraggiati provenienti da reattori di ricerca italiani e della Comunità Europea e da reattori di potenza. Dopo l’interruzione delle operazioni di ritrattamento sono state condotte sul sito attività di mantenimento in sicurezza, di condizionamento dei rifiuti radioattivi prodotti, di allontanamento del combustibile esaurito non riprocessato e di gestione delle materie nucleari residue.
L’impianto dal 2003 è gestito dalla Sogin S.p.A. sulla base della licenza di esercizio rilasciata dal MICA il 29 giugno 1977 al CNEN.
Nel 2008 i rifiuti radioattivi liquidi a più alta attività (circa 130 m3), generati dalle operazioni di riprocessamento del combustibile nucleare a suo tempo condotte, sono stati trasferiti nel Nuovo Parco Serbatoi (NPS), un nuovo sistema di stoccaggio realizzato all’interno di una struttura “bunkerizzata”. Detti rifiuti saranno condizionati per mezzo del Complesso CEMEX (CEMentazione EureX) costituito da un impianto di cementazione di rifiuti liquidi radioattivi e da un deposito per lo stoccaggio temporaneo dei manufatti risultanti dal processo di condizionamento, il cui progetto è stato approvato dall’ISIN nel 2015.
Nel dicembre 2014 la Sogin S.p.A. ha presentato l’istanza di autorizzazione delle operazioni per la disattivazione ai sensi dell’art. 55 del D.lgs. n. 230/1995 (ora art. 98 del D.lgs. 101/2020) successivamente aggiornata nel 2022.
Impianto ITREC – Centro Ricerche Trisaia, Rotondella (MT)
Esercente: Sogin S.p.A.
L’impianto ITREC (Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile), realizzato nel periodo 1965-1975, aveva come obiettivo la dimostrazione, su scala pilota, della fattibilità della chiusura del ciclo uranio-torio con il riprocessamento del combustibile esaurito e la rifabbricazione remotizzata del nuovo combustibile, utilizzando l’uranio (uranio-235 + uranio-233) e il torio recuperati.
L’impianto è oggi gestito dalla Sogin S.p.A sulla base del Decreto del MISE del 26 luglio 2006 di autorizzazione all’esercizio finalizzato al mantenimento in sicurezza ed all’esecuzione delle attività propedeutiche alla disattivazione, prevedendo l’effettuazione di importanti operazioni di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito.
Le principali attività in corso sono correlate all’attuazione di 3 specifici progetti previsti, come sopra citato, nel Decreto del 26 luglio 2006. In particolare tali attività sono:
- la realizzazione e l’esercizio di un impianto di trattamento e condizionamento del “prodotto finito” (la soluzione liquida risultante dalle attività di riprocessamento svolte) denominato Impianto ICPF (Impianto Cementazione Prodotto Finito);
- la rimozione del monolite interrato contenente in stoccaggio rifiuti radioattivi prevalentemente solidi (Fossa 7.1);
- realizzazione di un impianto di stoccaggio a secco del combustibile esaurito presente in piscina.
Nel dicembre 2014 la Sogin S.p.A. ha presentato l’Istanza di autorizzazione per le operazioni di disattivazione ai sensi dell’art. 55 del D.lgs. 230/1995 (ora art. 98 del D.lgs. 101/2020) successivamente aggiornata nel 2022.
Impianto Plutonio – Centro Ricerche Casaccia (Roma)
Esercente: Sogin S.p.A
L’Impianto Plutonio del Centro Ricerche Casaccia fu realizzato alla fine degli anni sessanta per sviluppare diverse tecniche di lavorazione del plutonio, in particolare:
- la tecnologia di preparazione del combustibile nucleare ad ossidi misti, carburi, carbonitruri, etc., sia col metodo delle polveri che per via idrometallurgica;
- la messa a punto dei metodi di analisi per il controllo dei materiali iniziali, intermedi e dei prodotti finiti.
Dal 1968 al 1974 si è svolta presso l’impianto una campagna di prove per la messa a punto dei sistemi di sicurezza e dei processi di fabbricazione e controllo, che si è conclusa nel 1976 con la concessione della licenza di esercizio.
Dopo il rilascio della licenza, nel periodo 1977-1979 è stata condotta una campagna di fabbricazione di combustibili al plutonio.
L’esercizio dell’Impianto Plutonio, affidato in gestione alla Sogin S.p.A. dall’agosto del 2003, è attualmente regolato dal D.M. XIII-443 del 24 settembre 2001. Parte integrante del decreto è il documento ANPA/NUC/(00)6, “Prescrizioni Tecniche per l’esercizio dell’impianto Plutonio” dell’ottobre 2000.
Nel 2010 è stato autorizzato lo smantellamento delle scatole a guanti (SAG) obsolete installate nei laboratori 40, 41, 42, 43 e 44 dell’Impianto Plutonio inoltre sono state rimosse la struttura ASSO e la Torre Tovaglieri. L’impianto sta operando ai fini del trattamento e messa in sicurezza dei rifiuti presenti sul sito.
La Sogin S.p.A. ha presentato l’istanza di disattivazione ai sensi dell’art.55 del D.lgs. n. 230/1995 (ora art. 98 del D.lgs. 101/2020) successivamente aggiornata nel 2022.
OPEC 1 e OPEC 2 – Centro Ricerche Casaccia (Roma)
Esercente: Sogin S.p.A.
Il Laboratorio OPErazioni Calde (OPEC), entrato in esercizio nel 1962, presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia, è stato il primo laboratorio italiano in grado di eseguire analisi di post-irraggiamento su elementi di combustibile irraggiati a uranio metallico e/o a ossido di uranio con attività fino a 2000 Ci (74 TBq).
Tale laboratorio è stato utilizzato in modo sistematico per esami su combustibili irraggiati a supporto dei programmi nazionali all’epoca in corso.
La parte Ovest dell’edificio C-13 dell’ex laboratorio OPEC è attualmente adibita a impianto di deposito di combustibili irraggiati e altri materiali radioattivi (Deposito OPEC-1), autorizzato all’esercizio ai sensi dell’art. 52 del D.lgs. 230/1995 con decreto ministeriale XIII-428 del 18/10/2000.
Da Agosto 2003 la titolarità della licenza di esercizio è stata trasferita dall’ENEA alla Sogin S.p.A..
All’interno del sito OPEC1 è presente il deposito OPEC2 autorizzato ai sensi dell’art. 28 del D.lgs. n. 230/95 con decreto ministeriale del 05/05/2011.
Impianto Bosco Marengo - Bosco Marengo (AL)
Esercente: Sogin S.p.A.
L’impianto di Bosco Marengo fu realizzato allo scopo di fabbricare elementi di combustibile nucleare per reattori ad acqua leggera a partire da ossidi di uranio a basso arricchimento. L’impianto è stato esercito dal 1973 al 1995 dalla Fabbricazioni Nucleari S.p.A. (FN), fabbricando combustibili per le centrali nucleari italiane (ricariche della centrale di Garigliano, prima carica e ricariche per la centrale di Caorso, ricariche per la centrale di Trino) e per reattori esteri.
Alla fine del 1995 l’ENEA, al tempo gestore dell’impianto, decise di non proseguire ulteriormente con le attività di fabbricazione di combustibili nucleari e di procedere alla disattivazione dell’impianto.
Dal 2003 l’impianto è gestito dalla Sogin S.p.A. ed è in disattivazione sulla base del decreto di autorizzazione del 27 novembre 2008 emanato dal MISE ai sensi dell’art. 55 del D.lgs. n. 230/1995 (ora art. 98 del D.lgs. 101/2020).
Le operazioni di disattivazione hanno riguardato principalmente lo smantellamento dell’intera linea produttiva dell’impianto, con il recupero della maggior parte dei residui di materie nucleari dispersi all’interno dei macchinari, minimizzando così il quantitativo dei rifiuti prodotti. Tutti i materiali rimossi, dopo aver subito uno o più cicli di decontaminazione e caratterizzazione, sono stati collocati nelle strutture di deposito dell’impianto.
Deposito Avogadro - Saluggia (VC)
Esercente: Deposito Avogadro S.p.A.
Il deposito di combustibile nucleare irraggiato Avogadro di Saluggia (VC) è autorizzato all’esercizio, ai sensi dell’art. 52 del D.lgs. 230/1995 (ora art. 95 del D.lgs. 101/2020), con decreto del MICA del 26.04.2000, volturato dalla Fiat Avio S.p.A. alla Deposito Avogadro S.p.A. con Decreto del MISE del 25.11.2011.
Il deposito è costituito dall’edificio del reattore di ricerca AVOGADRO RS-1 che fu realizzato dalla FIAT alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. Si trattava di un reattore sperimentale del tipo “a piscina”, che ha funzionato a scopo di ricerche di fisica nucleare e di tecnologia dei materiali fino al 1971.
Successivamente, alcune delle strutture del reattore sono state rimosse e la piscina è stata adattata a deposito di combustibile nucleare che la Fiat Avio S.p.A. dal 1981 ha messo a disposizione dell’ENEL, e successivamente della Sogin S.p.A., per lo stoccaggio di parte del combustibile irraggiato proveniente dalle centrali nucleari italiane. I materiali derivanti dallo smantellamento delle strutture del reattore sono collocati in una struttura di deposito denominata “bunker”, collocata nel sito di proprietà della LivaNova Site Management S.r.l..
L’esercente, come richiesto dalla vigente licenza di esercizio, ha presentato un piano di allontanamento di tutto il combustibile presente nel deposito. Nel periodo aprile 2003 - febbraio 2005, a conclusione di contratti a suo tempo stipulati dall’ENEL con la società britannica BNFL, circa due terzi del combustibile in stoccaggio sono stati inviati in Gran Bretagna per il successivo riprocessamento.
Nel biennio 2007 – 2008 è stato trasferito presso il Deposito Avogadro il combustibile stoccato nella piscina dell’impianto EUREX.
In attuazione di un accordo tra l’Italia e la Francia relativo al riprocessamento del combustibile irraggiato, nel corso del 2010 sono iniziate le attività di trasferimento del combustibile stoccato presso il deposito al sito di La Hague in Francia, finalizzate al completo svuotamento della piscina. Finora sono state effettuate cinque spedizioni di combustibile. La campagna di trasferimento del combustibile è allo stato sospesa ai fini del suo completamento rimangono da svolgere tre spedizioni.
A fine 2012 si sono concluse le attività di allontanamento verso gli Stati Uniti di 10 lamine di un elemento di combustibile nucleare irraggiato a suo tempo utilizzato nel reattore di ricerca olandese di Petten, precedentemente stoccate presso l’impianto EUREX e poi trasferite al Deposito Avogadro.
Centro Comune di Ricerche (CCR) di Ispra (Va)
Il Centro Comune di Ricerche di Ispra (Va) è stato il centro di ricerca nucleare italiano ove, nell’aprile del 1959, venne inaugurato il primo reattore nucleare di ricerca costruito sul territorio nazionale (Reattore Ispra-1).
Agli inizi degli anni ‘60 il Centro fu ceduto alla Commissione Europea.
Da allora il Centro Comune di Ricerche di Ispra è diventato il più grande e più importante centro di ricerca gestito dalla Commissione Europea. Le attività svolte sono soggette alla legislazione italiana.
Nel corso degli anni, il Centro Comune di Ricerche di Ispra ha esteso le attività in settori diversificati quali le energie rinnovabili, l’ambiente, le tecnologie di punta, tanto che, attualmente, le attività nucleari di ricerca sono praticamente cessate, con l’importante eccezione del settore “salvaguardie” (metodologie di controllo delle materie fissili e fertili, in applicazione al Trattato di Non Proliferazione Nucleare).
Gli impianti nucleari non più utilizzati (Reattore Ispra-1, Reattore ESSOR e impianti ad esso collegati, laboratori di radiochimica, Laboratorio Caldo di Studi e Ricerche (LCSR), strutture di raccolta, deposito e trattamento dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare dismesso) sono oggetto di un programma di “decommissioning”, definito dalla Commissione Europea.
In tale ambito programmatico sono stati realizzati un nuovo deposito temporaneo di rifiuti radioattivi a bassa attività (Deposito ISF) e un nuovo deposito di combustibile nucleare esaurito (Deposito TSA).
Sulla base dell’accordo transattivo tra il governo della Repubblica Italiana e la Comunità Europea per l’energia atomica e ai sensi della Legge di Bilancio 2018 n.205/2017, ratificata con legge 8 maggio 2019, n. 40, è stata trasferita alla SOGIN la gestione del Reattore Ispra-1 ai fini della relativa disattivazione.
Reattore di ricerca ESSOR
Il Reattore ESSOR, moderato e refrigerato ad acqua pesante, è stato utilizzato per esperimenti sull’irraggiamento dei combustibili nucleari ed altri tipi di materiali. Ha operato da metà anni ’60 sino alla metà degli anni ’80.
È gestito dalla Commissione Europea.
Reattore di ricerca ISPRA-1
Il Reattore ISPRA-1, moderato e refrigerato ad acqua pesante è stato il primo reattore nucleare italiano, raggiungendo la sua prima criticità il 20 novembre 1959. Il reattore è stato sede di esperimenti in ambito nucleare, prevalentemente come sorgente di neutroni per ricerche nella fisica dello stato solido, fisica del reattore, produzione di radionuclidi e addestramento del personale specializzato.
La gestione del reattore, inizialmente a carico dell’Italia, è passata alla Commissione Europea.
La legge 8 maggio 2019, n. 40, ha trasferito alla SOGIN la gestione del Reattore Ispra-1 ai fini della relativa disattivazione.
Reattore di ricerca TAPIRO
Il Reattore TAPIRO è un reattore per attività di ricerca con un flusso di neutroni veloci di intensità relativamente elevata con uno spettro di alte energie.
L’impianto è gestito dall’ENEA ed è progettato per operare fino ad un livello di potenza massimo di 5 kW.
Reattore di ricerca TRIGA RC1
Il reattore termico a piscina del tipo TRIGA Mark II, costruito su progetto della General Atomic, è in attività dal giugno 1960. L’impianto è gestito dall’ENEA e ha operato inizialmente fino alla potenza di 100 kW; successivi lavori di modifica hanno portato la potenza di esercizio fino al valore attuale di 1 MW.
Reattore di ricerca L54M CESNEF
Il reattore L54M è del tipo omogeneo a soluzione (il combustibile è una soluzione acquosa di UO2SO4), di limitata potenza (50kW) ed è gestito dal Politecnico di Milano. Il reattore è fuori esercizio dal luglio 1979.
Reattore di ricerca TRIGA MK II
Il reattore termico a piscina del tipo TRIGA Mark II, costruito su progetto della General Atomic, è gestito dal Laboratorio Energia Nucleare Applicata (L.E.N.A.) dell’Università di Pavia con una potenza di esercizio fino al valore di 250 KW.
Reattore di ricerca AGN-201
Il reattore AGN-201 è del tipo omogeneo solido a potenza zero (max. 20W) ed è gestito dall’Università di Palermo. Il reattore è fuori esercizio dal 2013.